"I consultori familiari in questi quarant’anni si sono posti a fianco delle famiglie con l’attitudine del buon samaritano, aiutandole ad attraversare le numerose sfide che hanno contrassegnato l’attuale cambiamento d’epoca."

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REGOLA e DIVIETO
nel tempo di Coronavirus

Regola e divieto, divieto e sanzione, sono spesso state presentate (e spesso vengono ancora intese) quali endiadi per esprimere il senso del diritto. Inducendo a pensare che la sanzione sia necessaria al divieto e che il divieto sia l’unico modo di darsi di una regola, soprattutto se giuridica perché coattiva, giuridica in quanto coattiva.

In realtà i quattro termini, certamente strettamente connessi, colgono una parte rispetto ad una più ampia ragione che qualifica il diritto e lo rende parte della vita quotidiana di ciascuna persona.

Pensare a partire dalla sanzione, e dunque ipotizzare una pedagogia della punizione, non è solo sbagliato in punto di principio perché riduce il diritto al comando rispetto ad un rapporto tra autorità e soggetto informato al rapporto tra comandante e comandato, ma contrasta col modo che si è andato sempre più affermando nel, a partire dal, secondo novecento del secolo scorso. Ciò detto, e per ragioni analoghe, anche partendo dalla parola regola si rischia di non portare a conclusioni meno contraddittorie se non si precisa che regola, secondo l’etimo originario, è la squadra, ossia lo strumento utilizzato per tracciare misure o rapporti di linee e di angoli. Si inizia a comprendere, allora, quanto meno l’esigenza che la regola misuri qualche cosa che non pone essa stessa ma che viene prima e ne costituisce il presupposto; nel caso del diritto questo presupposto è la vita, nel suo magmatico presentarsi che, se non regolato, finirebbe per essere caotico, non delineato secondo un ‘ordine’ capace di mantenere la vita libera e non contraddittoriamente negata proprio dal caos del più forte che prevale sul più debole.

Possiamo così dire che la regola, quale norma giuridica, è la ‘misura’ che conduce azioni od omissioni a non ledere, né se stessi né altri; la regola allora potrà prevedere un fare (azione) o un non are (omissione-divieto); e sarà possibile rafforzarne l’efficacia  dotandola di una sanzione, ovvero della previsione che in caso di infrazione seguirà una pena (di vario genere comminabile).

Nei sistemi multilivello che qualificano gli ordinamenti giuridici contemporanei sempre più l’idea di una pedagogia della punizione è stata sostituita da una pedagogia della collaborazione nella scelta di quella che si ritiene la giusta misura per le azioni. Un’idea che tenta di rendere compartecipi i soggetti che saranno utenti della regola alla sua composizione, in modo da rafforzarne la condivisione e ridurre il rischio di infrazione. Un’idea di pedagogia normativa legata al passaggio da comando ad argomentazione, da sistema di regole a sistema di regole e principi che le illuminano in base non alla forza coattiva ma alla ragione della dignità, alla necessità della solidarietà, alla fermezza della libertà (basterà ricordare tali principi riscontrabili tanto nelle costituzioni quanto nelle carte internazionali, esempio tipico i Trattati UE).

L’osservanza dei precetti si traduce, così, in gesti di maggiore attenzione verso di sé e di rispetto verso gli altri.

La cronaca di queste settimane (e purtroppo di questi mesi) è la migliore dimostrazione di ciò. Assediati dal Coronavirus le persone sono state colpite in modo insidioso proprio nella possibilità di stare vicini, costretti all’allontanamento, hanno dimostrato come il rispetto della regola sia fondata dal rispetto delle persone che una infrazione della regola potrebbe mettere in pericolo.

Nella contingente emergenza si registrano gesti di abnegazione sovente spinti sino all’estrema conseguenza. È il caso soprattutto del personale sanitario che ha dato, e dà, esempio di autentico eroismo mettendo a rischio la propria vita per salvare quella altrui. Commuove sapere che si cercano 300 medici e poi 500 infermieri per essere di rincalzo a quelli ormai sfiniti dalla loro generosa fatica e son pronti in moltitudine a rispondere lesti all’appello sfidando il pericolo.

Il quadro di tregenda che ormai investe il mondo intero offre l’opportunità di cogliere i riflessi positivi che ne sono comunque derivati: l’angosciante prova in cui l’umanità si è venuta a trovare inaspettatamente e improvvisamente ad opera del Covid-19 ha reso più palpabile l’interconnessione e l’interdipendenza delle nazioni e dei popoli, ora più che mai consapevoli di essere tutti sulla stessa barca e che nessuno può salvarsi da solo; si sono riscoperti valori che erano andati smarriti, come l’altruismo la solidarietà la cooperazione la sensibilità verso gli ultimi e gli emarginati; si è constatato di quale fragilità sia fatto l’essere umano sì da sospingerlo a scendere dal piedistallo dell’illusoria onnipotenza e sapersi ospite non padrone della Terra verso la quale dovrà atteggiarsi con maggiore rispetto non essendogli dato violentare l’ordine della natura. Un brusco risveglio che tuttavia ha vivificato i rapporti interpersonali, anche quelli endo-familiari e ha rinverdito il senso di appartenenza ad una comunità nazionale sprigionando in molti l’orgoglio di farne parte.

Si è data, così, dimensione reale ed esemplificazione concreta di quei valori e di quei principi al vertice dei sistemi giuridici capaci di dimostrare il salto da regola-comando a regola-principio, sopra richiamato.

Dalla dilaniante condizione storica che stiamo vivendo se ne verrà fuori in virtù dell’osservanza dei precetti e proprio nella misura in cui regole e divieti saranno osservati; a dimostrazione che la norma, quale regola e misura, è sempre successiva al preliminare logico: la persona, con la sua libertà di scegliere se rispettare l’altro (e dunque anche sé stesso) o se ledere l’altro (e dunque anche tradire sé stesso).

Si uscirà dal dramma della pandemia grazie ai praticati divieti e regole che fanno sperare in un mondo migliore giacché, quando dal tunnel si verrà finalmente alla luce, non tutto sarà più come prima.

Avv. Raffaele Cananzi
Presidente Commissione Giuridica CFC

 

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