Federazione Sicilia Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana
Famiglia di Nazareth, tanto antica quanto attuale
riflessione di don Salvatore Bucolo Consulente Ecclesiastico della Federazione Sicilia
14 dicembre 2022
- In questa sede non intendo presentare un’immagine ideale della Santa Famiglia di Nazareth come modello esemplare di tutte le famiglie. In genere quando si parla di “Santa” si intende ideale, ma in realtà non è questo il suo senso. Certamente nessuno di noi intende mettere in dubbio il riferimento indiscusso di questa Famiglia. Il punto è quale immaginario fantasioso ne abbiamo? Non è detto che ciò che abbiamo in testa corrisponda a quanto ci comunicano i racconti del Vangelo. Allora forse è meglio vedere quale volto di Famiglia di Nazareth ci presenta il Vangelo, Mi servo di cinque caratteristiche per tentare di descriverla. Le enuncio prima. La Santa Famiglia è
- irregolare (→sponsalità)
- in crisi (→mascolinità/femminilità)
- indigente (→provvidenza)
- in difficoltà (→genitorialità)
- incarnata (→realtà)
- A nessuno piace la distinzione tra famiglia regolare e irregolare. Neppure a Papa Oggi non si può più utilizzare questo linguaggio, e sembra strano che ancora io lo utilizzi in questo mio intervento. Il punto è che, essendo la Famiglia di Nazareth il modello di tutte le famiglie, di conseguenza dovrebbe essere la famiglia più regolarissima di tutte. Domanda! Siamo sicuri? Ne siamo certi? Se guardiamo la genesi di questa famiglia, non mi sembra tanto regolare. Li conosciamo inizialmente da “promessi sposi”, che è la prima parte del rito ebraico del matrimonio: vale a dire, sono già sposi ma non vivono ancora insieme. Durante questo primo step, prima ancora della convivenza, Giuseppe trova Maria incinta. La vuole ripudiare in segreto, perché la ama molto. Diversamente lei avrebbe avuto come pena la lapidazione. Poi, alla fine, accoglie lei e il figlio che ha in grembo, diventando sposo di lei e padre del bambino. Vive con Maria una coniugalità un po’ insolita. Mi pare che, come famiglia, sembra tutt’altro che regolare, anzi forse è meglio dire che si presenta “irregolarissima”. Ciò che però va affermato è che in questa loro condizione irregolare non è detto che Maria e Giuseppe sono meno sposi o sposi a metà. Anzi, entrambi vivono pienamente la loro sponsalità, perché amano e sposano totalmente l’altro dando tutto se stessi. Non è l’osservanza della regola il compimento del matrimonio, ma il dono totale di sé nel progetto misterioso di Dio. Attenzione, non stiamo mettendo qui in discussione il volto vero del matrimonio. Ciò che stiamo affermando è l’identità nuziale della creatura umana. Qualunque sia la sua condizione, tutti siamo nati e destinati strutturalmente al matrimonio, e quando ci sposiamo con Dio, sposiamo la persona, la vita e la realtà che ci viene posta dinanzi.
- Attenzione! Non è stato affatto facile né per Maria né per Giuseppe affrontare questa situazione. Anzi, è giusto dire che questa famiglia è andata in crisi proprio nel suo nascere. Immaginate la grande difficoltà di Maria nel rivelare la sua gravidanza a Giuseppe, e sappiamo anche della difficoltà di Giuseppe ad accogliere Maria col bambino in grembo: infatti, inizialmente la ripudia in segreto. Come affrontano la crisi? Certamente l’azione di Dio è il fondamento, e il sogno dell’angelo a Giuseppe è stata la svolta per la giusta lettura della storia per Però, personalmente, mi piace sottolineare un altro dato poco evidenziato. Maria ha vissuto è pienamente la sua femminilità e il suo essere donna nell’affrontare questa crisi. Giuseppe ha vissuto pienamente la sua mascolinità e il suo essere uomo nell’affrontare questa crisi. Maria da donna ha rivelato il suo segreto a Giuseppe mettendolo nelle condizioni di accoglierlo nella verità. Si è donna, perché non si ha paura di essere se stesse, di mostrare se stesse e soprattutto di affermare il grande dono della maternità. Se la donna nasconde o si vergogna della sua maternità, non è più donna. Allo stesso modo, Giuseppe afferma la sua mascolinità, la sua virilità facendosi carico della situazione postagli davanti. La forza della virilità non sta nell’affermare i suoi muscoli sulla sua donna, ma nel sollevare con i suoi muscoli la donna col il bimbo in grembo e caricarsela su di sé. Tante crisi coniugali e familiari sono riconducibili al non vivere pienamente il proprio essere uomo e donna, maschio e femmina.
- Sappiamo bene che la Famiglia di Nazareth si trova in una grande indigenza a tal punto che Maria dà la luce al bambino durante il viaggio in estrema povertà nella grotta di Betlemme. Vivere l’estrema indigenza non è facile per nessuna famiglia, perché spesso potrebbe spezzare e frantumare tante relazioni. Diamo giusto peso alle risorse necessarie perché una famiglia possa andare avanti. A volte anche l’indigenza può essere origine di crisi. Qual è la forza della famiglia per affrontare l’indigenza? La complicità. Si può essere estremamente poveri, ma, se si è l’uno accanto all’altro, si è forti. Giuseppe e Maria hanno affrontato insieme la difficoltà della nascita del bambino, e poi Dio provvede sempre con la sua provvidenza. Quanta gente accorre poi alla grotta di Betlemme. Si può essere poveri ma forti. Si può disporre di tutto ma essere deboli. Inoltre oggi molte povertà sono riconducibili soprattutto alle crisi familiari.
- Anche la Famiglia di Nazareth vive una delle più grandi difficoltà: quella educativa. Stranamente abbiamo un solo racconto del figlio dodicenne, che però è abbastanza critico: lui si smarrisce, i suoi genitori poi lo ritrovano al tempio, ma non ci fanno una bella figura nel momento in cui lo ritrovano. Essere genitori non significa avere la situazione sotto Maria e Giuseppe sembrano non capire un tubo di ciò che fa il figlio. In realtà, in questo racconto si esprime il valore della genitorialità, e nello specifico della maternità di Maria e della paternità di Giuseppe. Si è padri e madri non perché non si hanno difficoltà con i figli o perché si superano le difficoltà, ma perché si vivono appieno le difficoltà nella loro paradossalità. Il racconto ci mette in evidenza come entrambi i genitori si mettono in gioco nella difficoltà col figlio: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Tuo padre e io angosciati ti cercavamo”. Il rapporto tra genitori e figli non è un fatto di regole o di norme, ma di relazione: “ci hai fatto questo”. È nella relazione che si generano i figli. E poi ci sono entrambi: madre e padre, e non uno dei due. Parla solo uno, ma a nome dei due. Parla la madre ma mette dapprima il padre. Straordinario! La madre è colei che ha una relazione di intimità maggiore con il figlio, perché lei lo ha portato in grembo. Ma quando parla mette prima il padre, perché è il padre che aiuta a uscire il figlio nella realtà. Non abbiamo paura delle difficoltà, perché in esse si generano figli, padri e madri.
- Infine, la Famiglia di Nazareth è incarnata. Il suo essere riferimento per tutte le famiglie lo è, non perché è su di un piedistallo, ma perché vive pienamente la realtà nella sua carnalità e drammaticità. Essa ci mostra come il Vangelo della famiglia non è una Carta della famiglia ideale, ma è il racconto reale e concreto di tutte le famiglie del mondo che ciascuna nella propria singolare storia compie la sua missione. Il reale è più grande l’ideale e non viceversa. Perché? L’ideale non esiste e non esisterà mai. Nel reale, nella vita concreta si percepisce come Dio scrive dritto sulle righe storte di noi uomini. Guardare la Famiglia di Nazareth significa imparare a guardare la propria famiglia con occhi nuovi, a saper leggere la propria storia e soprattutto a comprendere che in ogni famiglia, unica, originale e singolare (nessuna è mai uguale all’altra) si compie il sogno di Dio. Dio ha un sogno per ogni singola famiglia, ha un sogno da Dio, perché non esiste famiglia che non mostri l’immagine di Dio, perché così è stata creata e plasmata da Lui.
- Allora sintetizzando il tutto potremmo dire la santa Famiglia di Nazareth è:
- irregolare ma nella sua irregolarità si manifesta la loro sponsalità;
- in crisi ma nella sua crisi si manifesta la loro rispettiva mascolinità/femminilità;
- indigente ma nella sua indigenza si manifesta la provvidenza;
- in difficoltà ma nella sua difficoltà si manifesta la loro genitorialità;
- incarnata ma nel suo essere incarnata si manifesta la loro realtà.